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Giornata Internazionale dell’Alopecia: abbiamo ascoltato chi convive con questa patologia

 

Anche l’alopecia ha una giornata mondiale, che nel 2024 cade oggi 3 Agosto.

Serve una giornata dedicata? Sì, perché spesso se ne parla male e poco – e anche la consapevolezza e la conoscenza di questa patologia è scarsa. A partire forse dal nome, che deriva dalla parola greca “alopex”, volpe, e si riferisce alla caratteristica dell’animale di cambiare pelo a chiazze.

 

Il sintomo principale dell’alopecia si manifesta con un diradamento dei capelli, in maniera parziale o globale. Sono riconosciuti due tipi di alopecia, quella cicatriziale, dove si ha una perdita dei capelli dovuta all’atrofizzazione del follicolo pilifero, ovvero la cavità da cui si origina e nasce il pelo, questo tipo di alopecia comporta una condizione irreversibile.

Invece L’alopecia non cicatriziale è una condizione temporanea causata da processi che rallentano o riducono la crescita del capello, senza però danneggiarne il follicolo.

Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre, influenzando non solo l’aspetto fisico ma anche l’autostima e il benessere psicologico. Svariati sono i motivi che portano ad affrontare questa condizione. Da una predisposizione genetica ad un forte stress, a scompensi ormonali, a carenze nutrizionali, forti cure farmacologiche pregresse o disturbi psicologici.

L’alopecia femminile si manifesta con un diradamento diffuso su tutta la superficie cutanea. I capelli tendono ad avere un significativo cambiamento della loro struttura, diventando sottile e debole. La zona maggiormente colpita è la zona frontale.

L’alopecia maschile può esordire in giovane età, raggiungendo il suo picco tra i 20 e i 30 anni e si manifesta da subito con la recessione dell’attaccatura delle tempie. Per poi spostarsi ad un diradamento nella zona più alta della testa.

 

 

Ogni persona è unica e forse è proprio per questo che chi convive con l’alopecia ha modi di approciarsi e di gestire questa condizione differenti.

Ho raccolto delle testimonianze, dei racconti da parte di donne che hanno avuto nel tempo problemi di alopecia. Chi sostiene un’alopecia parziale o totale permanente, una delle maggiori difficoltà è il processo di accettazione, dopo i vari consulti con tricologi e dermatologi, individuata e confermata l’atrofia dei bulbi, si opta per una parrucca o una protesi capillare.

Se si tratta di una condizione permanente si tende a scegliere un dispositivo di supporto come una parrucca, al fine di garantire un aspetto sempre ordinato e molto naturale. Ci sono donne che prima di scegliere una di queste soluzioni hanno impiegato veramente tanto tempo, forse perché si vive nella speranza che con il tempo i capelli possano migliorare, ma proprio in questo periodo di incertezze e insicurezze, le proprie sicurezze e la propria autostima tendono a vacillare.

Non è facile trovare un professionista che capisca realmente cosa c’è dietro ad una perdita di capelli, oggettivamente una condizione genetica e di predisposizione, ma la parte psicologica gioca un ruolo molto importante. Ci sono donne che hanno limitato la loro vita sociale, hanno limitato vacanze e gite in compagnia, hanno avuto difficoltà nel conoscere persone nuove e nell’instaurare rapporti, il punto in comune era proprio quello di ‘non sentirsi all’altezza’ e ‘temere i giudizi delle persone’

 

Queste difficoltà sono forse state accentuate anche dal fatto che non sono state ascoltate e consigliate nella maniera migliore. Ho notato poca conoscenza e poca informazione sulla possibilità di migliorare l’aspetto estetico con l’aiuto di una parrucca, veniva percepita e vista dalle clienti come ‘esclusiva per chi affronta terapie’.

 

C’è un’importante differenza nel portare la parrucca per terapie e nell’indossarla per altre necessità. Sempre più donne e uomini le utilizzano, le scelgono per le caratteristiche, la qualità dei materiali e la loro garanzia nell’essere dispositivi medici certificati, nascono per favorire una qualità della vita ottima, consentendo libertà nei movimenti, donando un effetto estremamente naturale, preservando la salute della cute. C’è chi, nel tempo, si è pentita di non aver scelto subito di indossare una parrucca, si sono messe in atto strategie per  acconciare al meglio i propri capelli al fine di nascondere le chiazze, con la speranza e la convinzione che fosse la soluzione migliore, riscontrando poi che, questo continuo tirare, cotonare ed acconciare è stata fonte di ulteriore stress per i capelli rimasti.

C’è anche chi decide autonomamente di non portare la parrucca e mantenere visibile l’alopecia, facendone una propria caratteristica; la scelta di come affrontare e gestire questa condizione è strettamente personale e mai da giudicare. Anche la decisione di non ricorrere alla parrucca può avere i suoi motivi fondati e risvolti anche positivi.

Per sostenere  questo cambiamento c’è chi ha scelto di indossare turbanti, foulard o cappellini per uscire di casa, riconoscendo però di sentirsi in qualche modo osservata.

Il mio consiglio personale è quello di scegliere pensando a cosa può rendere veramente felici. E di non limitarsi perché non si conosce un prodotto o perché si hanno dell’idee o dei pre concetti sul prodotto stesso. Fate ricerche, e scegliete un professionista che possa ascoltarvi e capire i vostri desideri, al fine di farvi stare bene e sostenere questo cambiamento con leggerezza e sicurezza.