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Ci sono studi scientifici che dimostrano che l’ipotermia contribuisce a ridurre la perdita dei capelli portata  dalla chemioterapia, ma il successo è davvero assicurato? Ne parliamo oggi, in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro, partendo da una domanda: come si può contrastare la perdita dei capelli? Proviamo a fare chiarezza. 

L’efficacia del trattamento è variabile e dipende da vari fattori, non c’è una riuscita sicura e un risultato uguale per chiunque si sottoponga al casco refrigerante. Il risultato dipende prima di tutto dal tipo di chemioterapia somministrata, dalle caratteristiche delle singole persone e dall’efficienza del sistema che sottopone l’ipotermia. Influisce anche il posizionamento del casco e il contatto stretto tra la calotta e la cute per poter abbassare la temperatura in tutte le aeree e non lasciare “zone” scoperte. 

Che cosa succede nel concreto? I vasi sanguigni si restringono e la parte raffreddata di conseguenza viene meno irrorata dal sangue. A livello del cuoio capelluto si impedisce che le radici dei capelli siano raggiunte dal sangue e dai farmaci chemioterapici. Inoltre, la bassa temperatura contribuisce a rendere meno sensibile il capello, bloccando i processi biochimici, limitando i danni della chemioterapia. Come procedere? In linea generale, è consigliabile cominciare il trattamento prima dell’inizio della chemioterapia perché l’ipotermia sia efficace, poi per tutta la durata della terapia e per qualche tempo anche dopo. 

Gli studi più recenti sull’efficacia del casco

In Italia l’Istituto Europeo dei Tumori di Milano è stato nel 2015 il primo centro a sperimentare il casco refrigerante. 

Nel 2017 sono stati pubblicati due studi sulla rivista JAMA al fine di analizzare l’efficacia dei caschetti refrigerati. Il primo ha coinvolto 182 donne trattate con taxani e/o antracicline; alcune si sono sottoposte al trattamento con casco refrigerante e altre no. Le donne del primo gruppo hanno perso meno del 50 per cento dei capelli (alcune non li hanno persi per niente). Solo il 63% delle pazienti che ha usato il casco, contro il 100% di chi non l’ha utilizzato, ha ritenuto necessario coprire la testa con una parrucca o un turbante per mascherare la perdita di capelli.

Il secondo studio ha coinvolto 106 donne trattate con taxani. Usando il caschetto refrigerato automatizzato, due pazienti su tre hanno perso meno del 50 per cento dei capelli e alcune non li hanno persi del tutto. 

Alcuni studi più recenti risalgono al 2022 e sono stati pubblicati sulla rivista Current Oncology dal policlinico Gemelli di Roma. Su 178 pazienti con tumore al seno in stadio localmente avanzato, sottoposte a chemioterapia, la percentuale di successo è stata mediamente del 68 %. Il risultato ottenuto è stato simile a quello riportato in una metanalisi del 2021 in cui sono stati combinati i risultati di 27 studi che ha coinvolto complessivamente 2.200 pazienti con tumore al seno e, in quel caso, la percentuale di successo variava però in base al tipo di chemioterapia. 

Anche in questo caso la tipologia di terapia ha influito: secondo gli studi del 2022, a seguito del trattamento con casco refrigerante, il risultato  è stato migliore per chi si è sottoposto a chemioterapia a base di taxani, metodo ad oggi più utilizzato.

Quali possono essere gli “effetti indesiderati”? 

Dall’esperienza di alcune clienti che si sono rivolte a Maison Sisu risulta che spesso si scelga di interrompere le sedute con casco per via dei disagi che talvolta provoca, come ad esempio la sensazione di freddo. 

Altri effetti indesiderati potrebbero essere cefalea, sensazione di pesantezza alla testa, vertigini, nausea, intorpidimento, ma anche in questo caso ogni possibile effetto è sempre soggettivo. 

Per chi non è consigliabile l’utilizzo del casco refrigerante? 

  •  Per i pazienti con tumori ematologici con alti livelli di cellule tumorali circolanti, come leucemie e linfomi
  • Persone con sensibilità al freddo e malattia agglutina fredda (patologia autoimmune)
  • L’uso è sconsigliato se si temono metastasi al cuoio capelluto